Formello 17/02/2022
ANNA CEROCCHI: "TROPPI PREGIUDIZI CONTRO LE DONNE ANCHE TRA I RAGAZZI"

di Anna Cerocchi (Socia Il Melograno)
Lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata "Contro la violenza sulle donne", l'associazione "Il Melograno" ha organizzato un incontro che si è tenuto, come di consueto, nella sede del Bibliomelograno, località Le Rughe. Eventi questi sempre stimolanti e di profondo interesse, come avviene ogni volta nelle proposte del Melograno, sapientemente guidato dai miei amici Giovanna e Giovan Battista e dai loro diversi collaboratori.
Sono una maestra in pensione dallo scorso settembre e sono stata presente a questo interessante pomeriggio, nel corso del quale, oltre al contributo in diretta dall'Afghanistan della giornalista Lucia Goracci che ha riferito sulla tristissima situazione delle donne in quel Paese con la competenza che la contraddistingue, erano presenti altre figure esperte dell'argomento e una testimone, che è stata oggetto di violenza da parte dell'ex marito, il cui intervento ho ancora nel cuore.
In questa circostanza, ho ripensato al mio lavoro nella scuola, al grave compito che ho portato avanti per svariati anni, quello cioè di provare a indirizzare i ragazzi che man mano mi venivano affidati verso un futuro migliore, per loro e per la società in cui si troveranno a vivere da persone adulte. "Maestra, è logico: mamma deve stare a casa e svolgere le faccende domestiche; papà esce, per lavorare. E basta. Poi riposa" sottintendendo l'evidenza che a papà non compete il benché minimo compito inerente al menage domestico. Questa la risposta unanime di tutti i maschietti presenti nel gruppo classe.
Una suddivisione di compiti all'interno della famiglia è cosa che accade normalmente e può anche coincidere con l'andamento culturale che ci ha caratterizzato dai tempi dei nostri antenati, in un contesto di rispetto e sintonia. Ma quando posi ai miei alunni la domanda su come erano le mansioni nelle loro famiglie, avendo tratto lo spunto al dibattito da una lettura del testo scolastico, la risposta di ritorno non lasciava intravedere altre possibilità se non quella data. Infatti, provando poi a suscitare l'ipotesi che ci potesse essere anche qualche mansione interscambiabile, le reazioni rivelarono ciò che tristemente avevo supposto: non c'era possibilità di appello a tale affermazione, anzi, l'eventualità di una mansione "meno virile" per mandare avanti gli impegni casalinghi che potesse essere svolta anche dal papà, portò gli alunni a esplicitare come reputassero un tale atteggiamento "è da femminucce", utilizzando questo termine nel modo più deteriore del caso.
Ecco, in questa occasione mi resi conto, oltre che della responsabilità che mi impegnava nel mio compito di insegnante, di quanto cammino ci sia ancora da fare per considerarci persone con stesse esigenze, stesse ambizioni, stessi diritti.
Sono una maestra in pensione dallo scorso settembre e sono stata presente a questo interessante pomeriggio, nel corso del quale, oltre al contributo in diretta dall'Afghanistan della giornalista Lucia Goracci che ha riferito sulla tristissima situazione delle donne in quel Paese con la competenza che la contraddistingue, erano presenti altre figure esperte dell'argomento e una testimone, che è stata oggetto di violenza da parte dell'ex marito, il cui intervento ho ancora nel cuore.
In questa circostanza, ho ripensato al mio lavoro nella scuola, al grave compito che ho portato avanti per svariati anni, quello cioè di provare a indirizzare i ragazzi che man mano mi venivano affidati verso un futuro migliore, per loro e per la società in cui si troveranno a vivere da persone adulte. "Maestra, è logico: mamma deve stare a casa e svolgere le faccende domestiche; papà esce, per lavorare. E basta. Poi riposa" sottintendendo l'evidenza che a papà non compete il benché minimo compito inerente al menage domestico. Questa la risposta unanime di tutti i maschietti presenti nel gruppo classe.
Una suddivisione di compiti all'interno della famiglia è cosa che accade normalmente e può anche coincidere con l'andamento culturale che ci ha caratterizzato dai tempi dei nostri antenati, in un contesto di rispetto e sintonia. Ma quando posi ai miei alunni la domanda su come erano le mansioni nelle loro famiglie, avendo tratto lo spunto al dibattito da una lettura del testo scolastico, la risposta di ritorno non lasciava intravedere altre possibilità se non quella data. Infatti, provando poi a suscitare l'ipotesi che ci potesse essere anche qualche mansione interscambiabile, le reazioni rivelarono ciò che tristemente avevo supposto: non c'era possibilità di appello a tale affermazione, anzi, l'eventualità di una mansione "meno virile" per mandare avanti gli impegni casalinghi che potesse essere svolta anche dal papà, portò gli alunni a esplicitare come reputassero un tale atteggiamento "è da femminucce", utilizzando questo termine nel modo più deteriore del caso.
Ecco, in questa occasione mi resi conto, oltre che della responsabilità che mi impegnava nel mio compito di insegnante, di quanto cammino ci sia ancora da fare per considerarci persone con stesse esigenze, stesse ambizioni, stessi diritti.
Perché dal pronunciare certe affermazioni dandole per assodate, al passare a "punizioni" verbali o peggio fisiche, il passo può diventare veramente breve! Non sono mai stata una femminista scatenata, anche se ho vissuto i tempi in cui questi temi cominciavano a diventare pubblici in maniera piuttosto evidente. Credo però nell'urgenza che i pregiudizi diffusi purtroppo più o meno apertamente in molti di noi, uomini o donne che siano, debbano trasformarsi in concetti come stima reciproca, armonia nel condividere gli stessi obiettivi, laddove coincidano, ascolto dell'altro in tutto ciò che esso rappresenta, con la sua storia , la sua voglia di vivere , crescere , amare ed essere riamata, senza confini di definizioni prestabilite che riguardino esse il genere, la razza, l'estrazione sociale e tutte quelle barriere che possano impedire l'espressione unica di ogni persona, diversa da noi: essa non può altro che arricchirci.